Quante volte ci siamo detti: “Se lui o lei cambiasse, io starei meglio”?
È umano, è la strada più facile. Puntando il dito fuori di noi, ci sembra di ridurre la fatica interiore. Ma la verità è che il malessere che sentiamo – quella rabbia che ci scatta senza motivo, quella paura che ci paralizza, quella sensazione di vuoto che cerchiamo di riempire – non nasce dagli altri. Nasce da noi, da convinzioni profonde, sedimentate, che spesso non abbiamo mai messo in discussione.
Non è colpa nostra. Nessuno ci insegna a leggere i nostri pensieri, a interpretare il linguaggio del corpo, a riconoscere le emozioni che si incastrano nei muscoli e negli organi quando non vengono espresse. Ma è nostra responsabilità iniziare a guardarci dentro se vogliamo smettere di ripetere sempre lo stesso copione.
Le convinzioni non sono solo “idee”
Ogni pensiero che ripeti diventa una strada neurale, una connessione che il cervello rafforza giorno dopo giorno.
E non finisce lì. Quando pensi qualcosa, il corpo risponde. Si attivano neurotrasmettitori, ormoni, segnali elettrici che modificano:
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il ritmo cardiaco,
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la respirazione,
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la digestione,
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persino il tuo sistema immunitario.
Un pensiero ripetuto, soprattutto se è carico di emozione (paura, rabbia, colpa), non resta confinato nella testa. Diventa chimica. Diventa biologia. Diventa corpo.
E così nascono i “nodi”: tensioni croniche, infiammazioni, sintomi importanti che non capiamo. Non sempre sono malattie, ma sono segnali. Il corpo comunica continuamente, ma non sempre la mente vuole ascoltare.
Perché è così difficile cambiare un pensiero?
Perché non è solo un pensiero. È un’abitudine. È una protezione che la mente ha costruito per sopravvivere.
Se da bambina hai imparato che “non valgo abbastanza”, quel pensiero è diventato una verità incisa nel tuo sistema nervoso. Ti ha aiutato a cercare approvazione, a evitare conflitti, a sentirti “al sicuro”. Ma oggi quella protezione è una gabbia.
E ogni volta che ci credi, il corpo si comporta come se fosse ancora in pericolo. L’amigdala si accende (la centralina della paura), il cortisolo sale (ormone dello stress), il cuore accelera. E tutto questo solo perché hai pensato: “Non sono capace”.
Il rischio delle proiezioni
Quando non riconosci queste dinamiche, tendi a proiettarle fuori. Ti sembra che sia sempre “colpa degli altri”: il partner che non ti capisce, il capo che ti sminuisce, l’amica che ti fa sentire esclusa. Ma spesso quelle persone stanno solo toccando una ferita che era già lì. Una convinzione che hai imparato tempo fa e che continua a scrivere la tua storia senza che tu te ne accorga.
La buona notizia
Le convinzioni si possono trasformare. Il cervello è plastico: ogni volta che introduci un pensiero diverso, una micro-scelta, una nuova interpretazione, crei un sentiero nuovo.
Non si tratta di “pensare positivo forzatamente”. Si tratta di fermarti, accorgerti e scegliere di non identificarti con il pensiero automatico.
Un esempio?
➡ Ti dici: “Non ce la farò mai”?
Rispondi: “Sto imparando. Ogni giorno faccio un passo in più.”
➡ Senti: “Non valgo niente”?
Prova: “Sto scoprendo il mio valore. Non devo dimostrarlo a nessuno.”
Piccole frasi, dette con consapevolezza, hanno il potere di cambiare il tuo sistema nervoso, di calmare il corpo, di ridurre lo stress. È neuroplasticità applicata alla vita quotidiana.
Le emozioni che restano nel corpo
Quando una rabbia non viene espressa, resta intrappolata. Quando una paura non viene elaborata, si fissa. Questo non è solo un concetto psicologico: è fisiologia. Emozioni trattenute alterano il sistema ormonale, l’asse intestino-cervello, il tono muscolare, il respiro.
Ecco perché lavorare sulle convinzioni non è solo “mental coaching”: è benessere integrato.
Quando cambi una convinzione, liberi un’emozione. Quando liberi un’emozione, il corpo smette di lottare.
Il primo passo: accorgerti
Non serve diventare perfetti. Serve iniziare.
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Accorgiti del tono con cui ti parli.
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Accorgiti di quando ti stai sabotando.
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Accorgiti di quando dai agli altri il potere di farti stare bene o male.
Un pensiero alla volta, una scelta alla volta. Perché ogni convinzione trasformata è un nodo che si scioglie, un pezzo di vita che torna a fluire.
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